lunedì 21 settembre 2015

LA BELLE DAME SANS MERCI







Rosy Bindi, Presidentessa della Commissione Parlamentare Antimafia, in una conferenza stampa indetta dalla Prefettura di Napoli dice: “La camorra è un elemento costitutivo della società di questa città”, e si aprono le cataratte del cielo.
Il sindaco De Magistris replica esterrefatto: “E’ una frase che non condivido per nulla  … la cultura, la storia, il teatro e l’umanità sono gli elementi costitutivi … . Non so quale fosse il pensiero della Bindi ma quando ho sentito quelle affermazioni sono saltato dalla sedia”. Più che saltato dalla sedia, sembra che De Magistris sia caduto dalla culla da bambino …. Ma adesso basta, finiamola con questo scherzo, dura da più di quattro anni ornai, bisogna che qualcuno si prenda finalmente la responsabilità di dirgli che è il sindaco di Napoli e non di Zurigo.
Poveraccio, sta spendendo una cifra a prendere lezioni di tedesco, ogni mattina esce da Palazzo San Giacomo e va al bar chiedendo: “,Ein kaffee bitte!”, e quando i camerieri lo guardano sbalorditi, lui gongola perché crede siano stupiti per la sua pronuncia impeccabile.
Solo il sindaco di Zurigo, infatti, potrebbe rimanere basito se qualcuno gli andasse a dire fin nella sua città che: “La camorra è un elemento costitutivo di questa città”; ma anche se ciò accadesse, credo che un sindaco serio chiederebbe al suo interlocutore su quali basi sta facendo delle affermazioni così gravi, un sindaco ancora più serio saprebbe con assoluta certezza che il suo interlocutore ha ragione, per il semplice fatto che lui ci vive in quella città, non come un cittadino qualsiasi (che già è un buon punto di vista per capire se nella tua città spadroneggia la criminalità organizzata), ma come sindaco (e nessuna criminalità organizzata può fare a meno di infiltrarsi nei centri del potere, in quelli amministrativi e in quelli burocratici per gestire i suoi affari, quindi se c’è la camorra tu come sindaco sarai il primo a saperlo). 



Ecco perché trovo più incredibile la reazione di De Magistris che non le parole forti della Bindi, quella è la reazione di un turista di passaggio, uno a cui non hanno ancora fregato l’orologio o il portafogli, non del sindaco che governa quella città dal 2011; ecco perché non trovo credibile nemmeno la linea di difesa del sindaco di Roma Marino.
Dice quest’ultimo che lui ha tagliato tutti i rubinetti pubblici a questa gente, strano dalle intercettazioni e dal loro stato di “salute” non sembrerebbe, che ha denunciato per tempo, appena insediatosi, che a Roma c’era la mafia, ma denunciato a chi e con quali risultati? Tu denunci, nessuno ti da ascolto, e te ne torni alla tua poltrona buono buono in attesa che la magistratura ti arresti mezza giunta e scoperchi un malaffare di proporzioni enormi? Ma mi facci il piacere, diceva Totò.
Ogni volta che sento parlare Marino mi pare di avere a che fare con uno che non ha ancora compreso bene di cosa si sta parlando, di un “sindaco per caso”, perché uno che sa fare bene il chirurgo non continua a fare il chirurgo, soprattutto se i risultati quando fa il sindaco sono questi. Dice, ma io sono stato meglio di Alemanno, bella forza, Alemanno in un Paese decente starebbe lavorando all’Ama, purché non gli diano da fare qualcosa di complicato e in ogni caso in un ufficio molto piccolo o in un mezzo dallo spazio molto limitato, altrimenti in poco tempo te lo riempie di parenti.



E che dire del neo-insediato Presidente della Regione Campania, che mi sta simpatico come l’orchite o la scabbia, che magari sarà tanto una brava persona, ma intanto ha modi di fare da “guappo di cartone”, come l’ha definito il giornalista del Fatto Peter Gomez, avete presente quel Tizio in bombetta e bastone da passeggio che in uno dei film di Totò continuava a minacciare: “Qua faccio succedere il terremoto di Casamicciola”?
 Anche Vicienzo De Luca sembra scendere dal pero, ma come, tu sei la prova vivente che la Bindi ha ragione e te ne esci con la replica: “È un’offesa sconcertante”? Io, a dire il vero trovo più sconcertante che a governare la Campania ci sia uno che ha tre condanne in primo grado e svariati altri procedimenti in corso; fosse per me chiederei le dimissioni, se non hanno la decenza di darle spontaneamente, già quando c’è l’avviso di garanzia.
Tu indagato hai notificato un avviso a tua garanzia, per poterti difendere, noi cittadini abbiamo le tue dimissioni per poterci difendere da eventuali delinquenti, ma se questo in Italia, Paese ipergarantista, è difficile da accettare, se un individuo non è colpevole se non dopo i classici quattro gradi di giudizio: primo grado, appello, cassazione e Don Mazzi o Cesano Boscone, almeno dopo una condanna posso cominciare a pensare che qualcuno abbia davvero commesso il reato di cui è accusato, posso pretendere le dimissioni da incarichi di amministrazione chiave per il buon funzionamento dello Stato?  
È stato eletto alla Presidenza della Regione con i voti decisivi di un certo Cosentino, che fino a qualche anno fa ci era sconosciuto, mentre adesso abbiamo iniziato a capire che i suoi voti puzzano di camorra più di quanto puzzi di pesce il banco di una pescheria (Cosentino è quello che faceva footing alla reggia di Caserta, mentre gli altri pagano il biglietto per visitarla, mi stupisco che non gli abbiano attrezzato Castel dell’Ovo come pieds-à-terre quando viene in città), che gente come Cosentino & Co. non è che ti da i voti per beneficienza, non è il Fatebenefratelli, ma per ogni voto vorrà indietro qualcosa, e immagino non si tratti di cose compatibili con la legalità o col bene comune della regione che De Luca governa.



Si è insediato non abbiamo ancora capito come né perché, visto che la Legge Severino (se non proprio la serietà e il buon senso) vieta che un condannato possa assumere incarichi elettivi, ed è anche retroattiva, come è accaduto a Silvio Berlusconi; inoltre, Vicienzo è interdetto dai pubblici uffici, a meno di non far diventare la Regione Campania un’azienda privata, non vedo come sia possibile aggirare l’interdizione.
Invece lo stanno facendo, prima hanno tergiversato, vedremo, faremo, le faremo sapere, intanto si insedia e poi si vedrà … ma si vedrà cosa? Cosa lo fate insediare a fare se poi deve disinsediarsi? Cosa nomina a fare gli assessori se poi la sua nomina sarà nulla? Cosa lo presentate a fare se poi nel caso vincesse la sua elezione non è valida e ci tocca rifare di nuovo le elezioni, raddoppiando i costi? Cosa lo fate insediare a fare che ha altri procedimenti in corso? Ma in tutta la Campania il PD non aveva una persona decente da presentare come candidato?
Hanno fatto melina, stanno facendo passare il tempo, intanto quello si insedia, cominciano a chiamarlo Presidè, ci si abituano, alla Legge Severino hanno sostituito la Legge Sederino, perché ci vuole una faccia come il culo per tergiversare su una cosa di questa portata. Sarà la magistratura (forse) ad interrompere definitivamente la carriera di De Luca, o forse nemmeno quella, visto ciò che è successo con Azzollina, il PD ha fatto quadrato intorno a lui e Azzollina è ancora li, con lo stesso potere di prima, con la possibilità di far sparire le prove o di minacciare quelli che potrebbero testimoniare contro di lui ma sono ancora sotto il suo potere.
La Campania, come tutto il sud Italia non soltanto ha la camorra come elemento costitutivo della società, ma non può dirsi nemmeno davvero libera e democratica; una persona per esprimere liberamente una scelta di voto e per partecipare alla vita democratica del suo Paese dovrebbe essere libera dal bisogno, ma in Campania (come in tutto il sud Italia) il numero dei disoccupati è elevatissimo, la disoccupazione, la sottooccupazione e il precariato sono cronici, un numero infinito di persone vive sotto la soglia di povertà, e pietisce per incarichi trimestrali rinnovabili che non diventano mai a tempo indeterminato e non giungono mai ad un salario dignitoso.
Un mare di gente sempre sotto scopa, sempre col cappello in mano, che bussa alla porta dei politici,  dei potenti, dei camorristi, pur di riuscire a sopravvivere e nella speranza illusoria di “sistemarsi” definitivamente; conosco questo modo di far politica, con l’ufficio elettorale del candidato che diventa una processione di disperati che chiedono qualcosa, chi portando una cassetta di pomodori, chi una di peperoni, chi oro, chi incenso e chi mirra, per ingraziarsi il politico, in attesa di avere udienza e per chiedere la grazia.



In una cultura in cui si è già abituati ad inginocchiarsi a chiedere grazie a San Gennaro, a San Rocco, a San Francesco di Paola o a Santa Rosalia, a baciare le mani a vescovi e arcipreti, non stupisce che il bisogno possa inarcare la schiena e la dignità fino a chiedere ciò che ti è dovuto, i tuoi stessi diritti come se fossero favori elargiti magnanimamente, di cui ringraziare e sdebitarsi mettendosi a disposizione, a chi comanda.
Questo aspetto giustifica ampiamente il “costitutiva” usato dalla Bindi, questa tendenza a sottomettersi ai potenti, questa inclinazione al “caliti juncu ca passa la china”, ma questo da solo non sarebbe ancora sufficiente per dire che la camorra fa parte integrante di un tessuto sociale, occorre anche un altro carico da undici, e cioè la totale assenza di senso dello stato, di bene comune, di cosa pubblica, per il meridionale (ma ciò è valido per l’italiano in genere) esiste prima di tutto se stesso e la sua famiglia, poi gli amici e nient’altro (anche se è disposto ad arrivare all’Italia come squadra di calcio, ma solo quando vince i mondiali e ad essere orgogliosi della cucina italiana, ma solo quando è all’estero).
Io comprendo perfettamente le preoccupazioni di una madre o di un padre per i propri figli, le aspirazioni che possono avere, le ambizioni, le speranze, ma solo in Italia siamo disposti a fare qualsiasi cosa purché nostro figlio o nostra figlia arrivi la dove vuole arrivare o dove noi vogliamo che arrivi.
Ma i risultati di questo nepotismo (o sarebbe meglio chiamarlo “figlismo”) sono sotto gli occhi di tutti, non è difficile trovare negli uffici statali, parastatali, regionali, provinciali, comunali, negli ospedali, nelle forze dell’ordine, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, dagli asili alle università, nelle aziende private assistite, convenzionate, parificate, in quelle con commesse statali, negli enti pubblici, nelle cooperative e nelle fondazioni, gente incompetente, ignorante, superficiale, strafottente, assenteista o incline alla corruzione, mentre i migliori sono costretti ad andar via.

Guagliò, varda 'la, vide 'o mare quant’è bello,
spira tanto sentimento


A peggiorare una situazione che è già sull’orlo del baratro è il fatto che in molti territori del suolo patrio ormai lo stile di vita e l’attrattiva economica di mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita sono molto maggiori di quelle dello Stato; le mafie sono molto più potenti, più allettanti, più radicate nel territorio e più efficienti di uno Stato che non esiste o che convive con la criminalità organizzata.
Come puoi combattere l’abbandono scolastico se in molte zone d’Italia avere un diploma o una laurea non ti danno alcuna chance in più rispetto a chi non li possiede, e in cui si è radicata la convinzione che andare a scuola è tempo perso se poi una bella ragazza può chiedere qualche migliaio di euro per partecipare ad una festa “piccante”, muovendosi in una linea borderline fra la ragazza immagine, la pr, la escort e la mignotta vera e propria, essendo di volta in volta ciascuna di queste cose, quando persino un presidente del consiglio allora in carica dava feste con decine di ragazze nel corso delle quali a chi stava al gioco elargiva regali in oggetti e in denaro, alloggio gratuito, la paghetta settimanale e prometteva cariche politiche o opportunità nel mondo dello spettacolo.
Quale confronto possibile con una ragazza diplomata o laureata col massimo dei voti che trova solo precariato, lavori sottopagati o deve andare all’estero per poter trovare un lavori decente? E che confronto ci può essere fra un figlio che porta a casa più del padre cassaintegrato, esodato, precario o anche operaio nelle poche aziende rimaste in piedi, solo perché a Scampia segnala se arrivano macchine sospette agli spacciatori in pieno esercizio a cielo aperto, oppure va a fare qualche consegna in motorino (tanto anche se lo baccano con la roba o con un’arma, è minorenne e sono costretti a rilasciarlo?



Quale attrattiva può ancora avere un lavoro salariato a chi facendo qualche lavoretto illegale guadagna più di qualsiasi lavoratore che faccia otto ore al giorno, 40 ore settimanali, le ferie quando vuole il padrone, gli straordinari non sono pagati e deve sempre sperare che comunque quello stesso schifo continui, perché molti chiudono bottega e appaltano il lavoro a cooperative dell’est Europa o asiatiche che gli forniscono il prodotto finito e compaiono nei registri mastri come semplici fornitori, per cui volendo anche il Made in Italy è salvo?
Da decenni, o da sempre, l’attività economica più fiorente nel meridione (e sospetto anche in Italia) è la Mafia Spa., un’azienda che ha utili da capogiro con spese molto irrisorie, che ha tutto l’interesse a che il consumo di sostanze stupefacenti continui indisturbato, che continui ad essere illegale, che si sobillino guerre ovunque per poter vendere armi sempre più micidiali, che l’immigrazione sia clandestina per poterla gestire alle loro condizioni, e che l’ “accoglienza” dei rifugiati sia affidata a cooperative sorte dal nulla dopo aver fatto l’accordo col ministro, col sottosegretario, con l’assessore di turno per poter lucrare almeno tre volte sulla pelle dei poveri disgraziati: la prima per aver innescato una guerra in quella zona e aver fornito di armi gruppi estremamente pericolosi e incontrollati, la seconda per aver gestito i viaggi della “speranza”, molti dei quali finiscono in un deserto, in fondo al mare, soffocati nel baule di un camion o di un furgone, e la terza perché mettono i sopravvissuti alle guerre e all'esodo in autentici lager da cui i nazisti avrebbero molto da imparare.



La Mafia Spa. è un’economia molto solida, non ha il problema degli utili, ma quello di reinvestirli semmai, perché in linea teorica quegli utili non dovrebbero esistere, perché sono frutto di attività illegali, ma con tutti quei soldi la Mafia Spa. può corrompere chiunque, politici, prelati, forze dell’ordine, amministratori … anzi, può addirittura condizionare il funzionamento democratico di uno Stato, impadronendosi dei media e finanziando le campagne elettorali degli “amici”.
La Mafia Spa. ha però un grosso difetto, non tollera economie concorrenziali nel suo territorio, né altro potere che non sia il suo, per cui dove c’è lei non può esserci economia polita, investimenti “buoni”, tutto quello che sorge dev’essere sotto il suo controllo e ciò che può sembrare “buono” è in realtà pura apparenza, nel migliore dei casi la Mafia Spa. ricicla con attività apparentemente buone soldi che derivano da attività illegali, nel peggiore il vero scopo di quell’attività è ignoto.
L’alleanza con lo Stato può avvenire solo a condizione che lo stato stesso sia a disposizione, gli uomini di Stato soltanto dei pupi nelle loro mani, l’antimafia solo pura facciata, un cane che abbaia senza mordere. e che altro è la commissione antimafia diretta da Rosy Bindi? Ti fa la lista degli impresentabili, ti dice che De Luca è impresentabile e che sta facendo accordi con uomini in odore di camorra, ma poi non ha la forza o il coraggio di bloccare la candidatura di De Luca prima che possa farsi forte del presunto esito delle urne. Ora butta li la questione gravissima della “costitutività” della Camorra nel tessuto sociale campano, senza accompagnare questa affermazione di per sé gravissima quanto vera, con una strategia complessiva per combatterla, delle proposte di legge già in fase molto avanzata di approvazione per debellare tutto questo, per dare un segnale molto forte.
Non soltanto abbaiare senza mordere, sarebbe molto meglio mordere senza abbaiare, come sa bene qualsiasi cane, perché vista così la faccenda potrebbe anche sembrare una resa dei conti interna al PD, di cui a noi non ce ne frega quasi niente, mettere in imbarazzo De Luca e con lui Renzi che è costretto a difenderlo o a rischiare di perdere la Campania.



Una lotta seria, soprattutto visto ciò che è successo nel recente passato, quando la Camorra ha fatto saltare gli accordi in Campania dopo l’idillio garantito da Bassolino, e ha riversato tonnellate di spazzatura su Napoli, ha acceso roghi per far pressioni sul governo, per piegarlo … e ci è riuscito benissimo; Romano Prodi, incapace anche solo di capire o di reagire ha perso il potere, e Berlusconi che gli è subentrato ha semplicemente  pagato, si è sottomesso a tutti i diktat, e la spazzatura è sparita di nuovo dalle strade.
L’immagine che è arrivata al mondo intero è più o meno questa, l’Italia si è piegata alla Camorra, l’immagine che giunge ora, dopo questa vicenda, con un Presidente di Regione pluricondannato e un sindaco che reagiscono il primo offeso, il secondo sconcertato alla presidentessa dell’associazione antimafia che parla di Camorra costitutiva nel tessuto sociale, è un’immagine poco affidabile.
Certamente chi avesse dei soldi da investire, attività imprenditoriali da realizzare, non penserà certamente né a Napoli, né alla Campania e forse nemmeno all’Italia, siamo poco attraenti per gli investitori internazionali, chi lo aveva fatto in passato sta emigrando altrove, lasciandoci macerie di aziende, disoccupazione e degrado; siamo poco appetibili a causa della Mafia Spa., nessuno vuole essere condizionato dalla criminalità organizzata, nessuno mette i suoi soldi dove c’è poca serietà e molta corruzione, nessuno investe dove non ci sono infrastrutture, nessuno tira su imprese dove sono stari sversati ettolitri di schifezze chimiche di cui nessuno è mai riuscito a dare una certa identità né a circoscrivere i confini entro cui si esercita la tossicità di queste sostanze e nessuno rischia quando la tenuta politica ed economica dell’intero Paese è in bilico.


Terra dei fuochi

Questo è il danno che fanno alla Campania il signor De Luca come presidente di Regione, il signor De Magistris come sindaco del capoluogo, il signor Renzi come Presidente del Consiglio  e la signora Bindi come presidentessa della commissione antimafia che sferra questi colpi di maglio senza avere un piano per ricostruire, senza rassicurare i futuri senzatetto a causa della sua furia demolitrice.    

- Una lettura molto istruttiva sulle amministrative in Campania del 2011

Il pomodoro in Campania l'ho portato io, e la pizza margherita l'ho inventata io


6 commenti:

  1. Caro Garbo, quello che manca alla politia, ma direi che il problema riguarda molti altri campi, è una discussione serena sulle diverse problematiche che dovrebbe affrontare. Non so se è uno specifico italiano ma temo di sì. Ad ogni modo che in Italia ci sia un problema criminalità organizzata, che quella criminalità abbia avuto una precisa origine storica e geografica lo sanno pure i sassi, discuterne dovrebbe servire a capirne meglio gli intrecci, la natura, la stessa genealogia e filiazioni, perché non può non avere filiazioni un simile fenomeno e soprattutto non può non averne nel tessuto sociale. Si va avanti per slogan come "la mafia non esiste", con gli strali che hanno colpito quanti hanno parlato di relazioni tra crimine organizzato e politica, per arrivare a chi ha detto che "con la mafia bisogna convivere" (Lunardi, ministro dei trasporti con Berlusconi), poi si ritorna alle dichiarazioni come quelle della Bindi e alle piccate risposte di de Magistris e di quell'altro. La dichiarazione di Bindi può essere indigesta, sicuramente poco istituzionale, ma dovrebbe servire ad avviare una discussione un po' più ampia di quella che si fa nei convegni dove immagino che quella considerazione non sia del tutto estranea! Invece è il solito litigio tra poveracci, una zuffa paesana con urla e capelli strappati, tutti felici delle nostre rimozioni...simmo e napule paesà. Io penso invece che bisogna amare città come Napoli o Palermo per poterne guardare il volto tragico e io sono fermamente convinto che in Italia non abbiamo gioielli più belli, per la loro storia, per la gente che ci vive e per quella che ci muore. Bisogna amare queste città e la loro gente per capire le loro radici, per capire le profonde ingiustizie sociali che le hanno forgiate e continuano a forgiarle. Un saluto.

    RispondiElimina
  2. Ma non solo tutti i napoletani sono camorristi

    e tutti i siciliani sono mafiosi,

    ma tutti i taliani sono mafiosi,

    perchè cresciuti in Talia,

    nel territorio gestito per secoli mafiosamente

    dalla chiesa cattolica,

    avendo come modello il cristianesimo e la chiesa cattolica,

    che sono la mafia originaria,

    il modello di riferimento di tutte le mafie,

    non a caso nate tutte in Talia,

    sede della chiesa cattolica.

    L'ammmmmore e l'amicizia...

    Gli amici degli amici...

    La mafia.

    Nessuna cultura della legalità,

    nessuna consapevolezza che la società umana

    può e deve essere fondata

    soltanto sulla legalità,

    sulla legge uguale per tutti.

    RispondiElimina
  3. "Tutti i napoletani sono camorristi"

    dice Rosy Bindi.


    "Non solo tutti i napoletani sono camorristi,

    ma tutti i siciliani sono mafiosi,

    e tutti i taliani sono mafiosi"

    dico io.


    Tutti i napoletani sono camorristi,

    tutti i siciliani sono mafiosi,

    e tutti i taliani sono mafiosi

    perchè cresciuti in Talia,

    educati da secoli secondo i dettami del cristianesimo,

    che è la weltanschauung mafiosa originaria,

    nel territorio gestito per secoli

    in modo mafioso

    dalla chiesa cattolica,

    che è la mafia originaria,

    il modello di riferimento di tutte le mafie,

    non a caso nate tutte in Talia,

    sede della chiesa cattolica.


    Il rapporto personale,

    l'amicizia,

    l'amico degli amici,

    gli amici degli amici

    è la sola cosa che conta per il taliano mafioso,

    che gestisce la vita pubblica

    come gli ha insegnato la chiesa cattolica,

    che da sempre

    occupa il territorio taliano

    avendo il rapporto personale,

    l'amicizia,

    l'amico degli amici,

    e gli amici degli amici

    come fondamento dei rapporti pubblici

    e della società incivile.


    Il rapporto personale,

    l'amicizia,

    l'amico degli amici,

    gli amici degli amici

    è la sola cosa che conta per il taliano mafioso,

    che gestisce la vita pubblica

    come gli ha insegnato la chiesa cattolica,

    che da sempre

    privilegia gli adepti alla sua setta,

    li segnala, li raccomanda e li favorisce

    nella vita pubblica,

    senza alcun rispetto per la legalità,

    per la legge uguale per tutti gli individui,

    applicate severamente, quotidianamente e rigorosamente,

    in modo uguale,

    su ogni individuo.


    Tutte le mafie,

    tutte nate in Talia,

    non a caso sede della mafia originaria,

    la chiesa cattolica,

    territorio occupato e dominato da secoli

    dalla chiesa cattolica

    hanno come modello di riferimento la chiesa cattolica,

    gestiscono il territorio come la chiesa cattolica,

    ed usano le stesse tecniche di persuasione e di intimidazione

    usate da secoli dalla chiesa cattolica.


    Da una parte

    c'è la setta, la mafia,

    la comunità, la casta

    degli amici degli amici,

    a cui si concedono tutti i privilegi,

    e che in cambio forniscono i propri servizi

    alla setta, alla mafia

    alla comunità, alla casta,

    agli amici degli amici.


    Dall' altra parte

    quelli che non fanno parte

    della setta, della mafia,

    della comunità della casta,

    degli amici, degli amici,

    verso i quali

    si svolge prima un' attività di persuasione

    per convincerli a far parte

    della setta, della mafia,

    della comunità della casta,

    degli amici, degli amici,

    per usufruire dei privilegi

    spettanti ai componenti

    della setta, della mafia,

    della comunità della casta,

    degli amici e degli amici degli amici,

    e poi, se la persuasione non basta,

    un vero e proprio lavoro di intimidazione,

    quotidiano, ripetuto, ossessivo,

    fino a togliergli la possibilità di vivere,

    fino ad eliminarli fisicamente se necessario,

    per impedire

    che il loro essere liberi,

    la loro autonomia individuale,

    la loro libertà

    possa sgretolare

    la setta, la mafia,

    la comunità, la casta

    degli amici e degli amici degli amici,

    possa impedire

    agli amici e agli amici degli amici

    di usufruire dei privilegi

    spettanti ai componenti

    della setta, della mafia,

    della comunità della casta,

    degli amici e degli amici degli amici.


    "Tutti i napoletani sono camorristi"

    dice Rosy Bindi.


    "Non solo tutti i napoletani sono camorristi,

    ma tutti i siciliani sono mafiosi,

    e tutti i taliani sono mafiosi"

    dico io.

    RispondiElimina
  4. @ Antonio,
    una discussione “serena” dici? Per fare una discussione serena bisognerebbe che confrontassimo ipotesi, opinioni, progetti, intenti, idee differenti, ma dove sono oggi le proposte politiche, le soluzioni per affrontare i problemi di cui parli? Chi ha idee oggi in politica? Ho letto in questi giorni le idee politiche di uno dei fondatori dell’M5S, quello che sembra un salice piangente, Gianroberto Casaleggio (di cui puoi trovare qui un florilegio del suo pensiero: https://www.youtube.com/watch?v=sV8MwBXmewU), e dire che mi sembrano inquietanti è un eufemismo. troverei più rassicurante il Mein Kampf di Hitler.
    Gli elettori dei 5 stelle mi sembrano quei naufraghi disperati che si ritrovano in mare in mezzo alla tempesta e non sanno se e quando arriveranno i soccorsi; qualcuno si accorge che il salvagente a cui è aggrappato è ridicolo e ha le paperelle, oppure che non è poi così affidabile, ma continua ad aggrapparvisi perché oltre quello non c’è niente
    Se il piatto dei Cinque stelle piange e sono tanto disperati da non accorgersene, gli altri piatti non ridono di certo, quando vedi qualche proposta concreta devi chiederti a chi è utile questa cosa: alla chiesa, a confindustria, alla mafia? Oppure se serve a conservare il loro potere e i loro privilegi. Proposte concrete, serie, di grande respiro, io non ne vedo, vedo molta demagogia, l’arte di arrangiarsi, molto fumo negli occhi, sono tutti più preoccupati di rimanere in poltrona, di restare a galla, di rinforzare i paletti di sostegno al loro potere, seppure traballanti, che rifare da zero il progetto per costruire un edificio migliore.
    E non sarebbe nemmeno più possibile, temo, perché nessuno ha più la forza per imporlo soltanto per la bontà e l’efficacia del progetto in sé, il consociativismo è attivo nella comune sopravvivenza, per tutto il resto vige la lotta continua, nessuno appoggerebbe un progetto, seppure ritenuto buono, che però non è stato lui a proporre e il cui merito andrebbe a qualcun altro.
    (segue)

    RispondiElimina
  5. E non deludono solo quelli che notoriamente sono corrotti, disonesti, voltagabbana, imbecilli, o quelli sensibili solo al denaro e al potere: come fai a discutere con Renzi, con Salvini, con Berlusconi, con la Santanché o con la Picierno? Deludono, molto di più dei primi, quelli in cui credi o hai creduto; la lista per quanto mi riguarda sarebbe alquanto lunga: D’Alema, Bassolino, Leoluca Orlando, la Serracchiani, persino De Luca un tempo non mi dispiaceva e anche Ignazio Marino.
    Chi per un motivo, chi per un altro, chi perché devo aver preso una cantonata incredibile quando ho dato loro la mia fiducia, ma i risultati sono molto deludenti e discutere con loro lo è molto di più: mi sono cascate le braccia per terra ascoltando Marino ieri sera a Ballarò.
    In una politica estremamente debole e corrotta, fatta di furbi e di incapaci, utile a qualsiasi potere perché la può dominare, dirigere, comandare, ma anche creare o far sparire con estrema facilità, perché oggi se non appari non esisti e un partito che non è in televisione non è niente (per questo l’ascesa dei cinque stelle mi affascina), la mafia regna sovrana e indisturbata (o quasi, c’è ancora qualche magistrato a rompere le palle e qualche scrittore, come erri De Luca, ad avere il coraggio di dire ciò che pensa sulla Tav e a rischiare la galera per istigazione al terrorismo).
    Città come Napoli, o Palermo, o tutto il sud in generale, o se preferisci l’Italia tutta, si possono amare solo se riesci ad odiarle anche profondamente, perché solo così ti accorgi del marcio che c’è in loro, che è lo stesso marcio che c’è in te perché la formazione è quella, fondamentalmente mafiosa, l’impronta della nostra educazione è mafiosa e ce la portiamo dietro inevitabilmente, e servono anni e analisi approfondite solo per comprendere che la mafia non è soltanto totò Riina, o Bernardo Provenzano, o Matteo Messina Denaro, la mafia siamo noi quando saltiamo una coda, o quando chiediamo all’amico di privilegiare la nostra richiesta, o quando chiediamo un posto che non ci compete a scapito di chi ha più diritto o è più adatto di noi ad occuparlo.
    Ciao

    RispondiElimina
  6. No Garbo, neanche io vedo progetti di grande respiro ma piccolo cabotaggio che porta da una elezione alla successiva. Laddove si dovrebbe ragionare in grande, a livello continentale e per i prossimi secoli, mi pare prevalgano i ragionamenti da ragionieri azienzali e quelli più virtuosi e rigorosi in questi giorni hanno mostrato la vera faccia che non ha nazionalità, la faccia dell'ipercapitalismo d'impresa non estraneo ad alcuna truffa. Quello che mi preoccupa è la frammentazione del tessuto sociale, la continua disaffezione dalla politica, l'astensione. Sono tutti fattori che fanno della democrazia un gioco tra elite, sia per quanto riguarda gli attori sia per quanto riguarda gli elettori. Alla fine resterà il 10% di elettori, si parlerà ancora di democrazia? Quello che diceva Gaetano Mosca al riguardo era una analisi così spietata da essere profetica. E' grande la delusione per molti dei nomi che fai, per Marino sicuramente, non per i 5 stelle di cui purtroppo avevo sentito l'inconsistenza fin da subito anche se noto una crescita in questo movimento e non intendo quelle puttanate dei sondaggi ma una lenta evoluzione. Continuo a osservarlo con attenzione ma nulla di più, le mie radici politiche sono molto robuste e al momento restano senza terra, è triste ma non posso metterle in una terra dove so già che morirebbero, preferisco guardare ai movimenti della società civile che ancora le coltivano.
    Il discorso su come siamo noi italiani sarebbe lungo, troppo lungo, un po' l'ho sfiorato nel post dedicato a Roma quando parlavo del deficit di potere che ci distingue, un deficit che diventa deficit di cittadinanza che ci fa mafiosi in nuce.
    Ciao

    RispondiElimina